Angelo Pieroni – 31/01/1959

Da sempre dedito alle espressioni artistiche, vive a Livorno fino al 1989, dove si dedica sia alla musica che al teatro, nel 1983 mette in piedi il primo collettivo musicale livornese che darà poi vita ad una serie di eventi spettacolo dove si cerca di dare spazio ai musicisti emergenti. Collabora a diverse forme d’arte tra cui video, istallazioni e mostre. Arrivato a Firenze entra subito in contatto con svariati artisti con cui collabora per mettere a punto mostre di fotografia e pittura che promuove e progetta in spazi pubblici quali il Caffè sant’Ambrogio e Zona 15.
Collabora con alcuni architetti nella produzione di svariati progetti tra cui il museo della musica e dei suoni sardi “Sinnos” sito in Oristano in Sardegna.
La sua produzione di video lo porta a essere premiato diverse volte e ad entrare nella giuria del premio Firenze nel 2001.
Continua a produrre sia materiale letterario,video e fotografico, fino al compimento di una delle sue ultime opere “Elemento Donna”, una visitazione del corpo femminile nei quattro elementi. La mostra è stata esposta presso il Salone Art Shopping al Carrousel du Louvre a Parigi nel periodo di Ottobre 2009.
Nel maggio 2010 è stata ospitata in Cina ad Hangzhou presso il Centro Culturale Teatro Redstar, spostandosi dal 26 al 31 maggio 2010 al Peace Esposition Center di Hangzhou per la 13a Mostra Internazionale di Arte Contemporanea.
Novembre 2010 presenta il nuovo video “Universo Donna”, un viaggio all’interno della comunicazione femminile durante un rapporto d’amore, presso la stazione Leopolda a Firenze all’interno della manifestazione Salone dell’Arte e del Restauro.

Presentazione mostra Elemento Donna

Terra, Aria, Acqua, Fuoco….e Donna.
Le immagini che Angelo Pieroni presenta in questa serie di fotografie hanno la presenza della donna come filo conduttore.
Gli elementi sono un “ declinare visivo” il CORPO-DONNA . La scelta del Nudo indica una Forma-Ideale che, stabilita, vediamo entrare in contatto con gli Elementi.
A volte in simpatia mimetica con la pietra, il corpo si arrotola e giace in fondo alla sabbia.
La figura femminile interpreta gli spazi; comunica nel gesto; si fa dialogo.
Germinale incontro terrestre, ondulante  e fluido in mezzo all’acqua, ossidante nella combustione , sospeso dire sferico nell’aria.
Questo dialogo contaminante allude a funzioni incarnate nel riposo gestante della Terra, nel fluire nautico nell’Acqua, nella danza-passione nella Fiamma, nell’assoluto celeste dell’Aria.
ACQUA, TERRA, FUOCO,ARIA.
Donna che non è sirena, né madre, né strega, né vergine celeste.
La DONNA che Angelo Pieroni ci presenta è sempre appena nata o in procinto di nascere.
Non ha passato, ma compie nell’atto stesso dell’apparire, un’azione complessa , ed acquisita.
E’ anche un elemento primario, irriducibile forma?
Oppure  sfondo, fondale in cui si adeguano complesse trasparenze?
Paesaggio dove gli Elementi provano una vita fugace, cambiante?
Fra il soggetto donna e l’oggetto-elemento si cerca una compenetrazione segnata da un continuo
Rimando. La  DONNA-ECO.
Le immagini che Pieroni ha elaborato hanno una luce e un colore  che ricordano lo sguardo oggettivante dell’osservazione del naturalista.
I colori si spandano sulle immagini come una “reazione”.
Sostanza-colore che rende visibile una mutazione “ in fieri”, ancora non apparsa alla luce.
Questa Donna ancora non nata non partecipa della gravità del mondo, non ha peso.
Dorme, nuota, danza, ma non guarda.
La vediamo in una dimensione alla quale possiamo accedere facendo uso di un mirino o un telescopio. Un sistema di lenti che renda visibile ciò che altrimenti il nudo occhio non potrebbe cogliere.
Il luogo in cui questa Donna sta germinando è un Pre-mondo che elabora la sua Genesi.
In questa alchimia degli Elementi  ultimi fra Volo, Quiete, Ardore, Nuoto , il profilo anatomico svanisce  per  indicare una via di superamento  dello stereotipo.

Prof. Miguel Fabruccini
Insegnante di Trompe l’Oeil e pittore

 

Elemento donna

Dalle ere antiche ci sono giunte testimonianze di arcaiche divinità femminili il cui simbolismo alludeva alla grande madre terra, portatrice di vita e governatrice della natura con misteriosi riti allusivi alla fecondità che sempre la circondano. Dal sincretismo delle sculture arcaiche la Grande Madre è raffigurata con i suoi attributi sessuali essenziali per la riproduzione della vita senza caratterizzarne il volto per stigmatizzarne la funzione essenziale.
La nudità femminile provocatoria viene usata da Angelo Pieroni per dare vita alle sue immagini elaborate con una tecnica particolare, in cui la donna si presenta come un tutt’uno con la natura che la circonda in una simbiotica completezza, elemento fra gli elementi che ella stessa governa e conduce ad un concetto di armonia superiore che annulla le stesse leggi fisiche della natura. Il corpo nudo della modella si abbandona all’abbraccio della terra mimetizzando il suo corpo con il colore ambrato delle rocce; e come non ricordarsi delle gigantesche ninfe primordiali che emergono dalle pareti della Grande Grotta di Bernardo Buontalenti nel Giardino di Boboli, ricoperte di stalattiti e immerse in un sonno senza fine? fra la donna e i quattro elementi primari: terra, fuoco, aria, acqua, Angelo Pieroni inserisce un colloquio infinito nello spazio e nel tempo in una dialettica gestuale di grande effetto con il nudo femminile che riverbera il rosso fiammeggiante del fuoco, l’ocra della terra, le infinite variazioni di blu e celeste dell’aria e il verde acquamarina dell’acqua.
Nelle immagini di Angelo si ritrovano citazioni dei nostri artisti rinascimentali, nell’elaborazione delle sue composizioni; per la donna acqua pensiamo alla Venere che nasce dalla spuma del mare di Sandro Botticelli che ha intorno a sé anche i simboli dell’aria, le due rappresentazioni femminili dei venti che sospingono la dea nuda nella conchiglia verso la sponda erbosa e fiorita.
Il silenzio, l’assenza di gravità, l’incomunicabilità  con la realtà esterna, l’abbandono del corpo al fluire indeterminato del tempo e unicamente in comunicazione con l’elemento che lo contiene, l’abbraccio della terra, il colore passionale del fuoco, la leggerezza della bolla d’aria, la freschezza delle acque spumeggianti, tutto questo è il messaggio che inviano queste immagini di straordinaria evocazione, dichiarazione di una metamorfosi in divenire della figura femminile che nella sua nudità realizza un’armonica compenetrazione fra la materia, il corpo, e gli elementi primari.

Dott.ssa Litta Maria Medri
Direttrice Associazione Amici del Giardino di Boboli,
già direttrice del Giardino di Boboli (Firenze)

 

Elemento donna

…se lo scopo della personale voleva essere quello di mostrare la stretta sinergia esistente tra l’universo femminile, tanto nella sua componente “metastrutturale” che in quella fisico-biologica, e gli elementi naturali questa è senz’altro l’opera più esplicita, rappresentativa e riuscita.
La perfetta simmetria tra il corpo femminile e l’onda, mista alla sovraesposizione digitale, mostra più che un nesso di azione/reazione (la donna investita dall’onda), un legame identitario (la donna E’ l’onda) ed in questa simmetria si realizza una delle componenti essenziali della caratterizzazione femminile: la sensualità.
Nonostante tradizionalmente la sensualità femminile sia legata al concetto di calore, di fuoco, di “ardore”, la passionalità che divampa bruciando tutto ciò che incontra appartiene più all’universo maschile che a quello femminile, e dal primo si proietta sul secondo.
La sensualità femminile è molto più simile all’acqua che al fuoco. Come le onde il corpo femminile accarezza la frammentarietà della spiaggia, dando ai singoli, dispersi e slegati granelli di sabbia una ragione univoca di coesistenza: la battigia
Come le onde la sensualità femminile è delicata, dolce, ritmica nello spazio e nel tempo e come l’acqua la passione femminile può distruggere ciò contro cui si abbatte: con dolcezza, con lentezza, con ritmo, ma con la forza dell’oceano che forgia i continenti.
Ecco fondamentalmente la differenza tra la tradizionale immagine dell’ eros femminile visto come fiamma che brucia e distrugge e quella evocata da questa foto; un eros capace di avviluppare ed abbracciare un intero continente, scolpirne le coste ed i faraglioni, gli scogli e la battigia con la stessa tenacia con cui Michelangelo diceva di “togliere il più” dalla rozza pietra per portare allo scoperto la bellezza della forza.
E nell’abbraccio sensuale della donna noi uomini ritroviamo la bellezza dell’amore, dell’eros, del sesso e della passione. Bellezza generatrice, non solo di nuova vita come una tradizione forse troppo radicata ha voluto trasmettere limitando la sessualità femminile al ruolo di “fertile alveo per nuova vita” (non ricordo di chi era questa…). Una bellezza che genera soprattutto una nuova vita spirituale in cui l’uomo, travolto dall’onda di quell’abbraccio devastante, perde “il più” della ferina aggressività reduce di antichi tempi e ritrova la sua bellezza, la sua emotività, la sua capacità di piangere e di provare emozioni dimenticate………

Dott. Christian Ronga